Fare esercizio fisico è un pò come essere fatti. L’espressione anglofona “runner’s high” indica la sensazione euforica di sballo, durante o post esercizio, simile a quella innescata dai componenti psicoattivi della cannabis. E se il merito non fosse delle endorfine?
Uno sforzo fisico intenso e prolungato, specie se caratterizzato dalla ritmicità del gesto (come nella corsa o nel ciclismo), può interferire con la condizione mentale creando un’alterazione temporanea della coscienza. Il “runner’s high” può essere definito come un disturbo della percezione accompagnato da sensazioni piacevoli di benessere, euforia, leggerezza. Uno “sballo” assolutamente sano che crea dipendenza. Ma cosa succede nel cervello?
Ipofunzionalità della corteccia pre-frontale
La corteccia pre-frontale è responsabile principalmente delle capacità di attenzione, memoria, inibizione. Durante l’esercizio fisico alcune funzioni cognitive che dipendono da quest’area cerebrale si disattivano: l’attenzione seleziona solo le informazioni utili al momento, in base all’esperienza. In questo modo i livelli di vigilanza e consapevolezza si riducono, distogliendo l’attenzione dalle avversità quotidiane o della vita, e attenuando la tendenza ad analizzare ogni evento come personalmente rilevante. Con notevoli benefici a livello psichico.
La rappresentazione grafica di un elettroencefalogramma registra, in queste condizioni, un aumento del ritmo α: il ritmo “lento” del cervello, tipico dello stato di “veglia rilassata” e caratterizzato da associazioni mentali libere.
Runner’s high: in quali sport?
Questo evento di ipofunzionalità pre-frontale transitoria (Dietrich, 2006) non è prerogativa di qualunque disciplina sportiva. Negli sport di situazione come calcio, pallavolo, tennis etc. – e laddove vi è un continuo ricorso alle funzioni cognitive – inevitabilmente si attivano le strutture pre-frontali. Al contrario, gli sport di endurance che prevedono un gesto monotono e ripetitivo come la corsa – ma anche il ciclismo in certi contesti – inducono maggiormente la condizione di runner’s high poiché non richiedono funzioni cognitive particolarmente elevate.
Purtroppo non è sufficiente correre o pedalare una tantum per farsi travolgere dal “flow“. Saremmo tutti sportivi e felici! Premessa fondamentale perchè si verifichi questa “trance meditativa” è il consolidamento della sequenza dei gesti motori. Più il gesto è automatico e naturale, più è alta la probabilità che la corteccia pre-frontale si disattivi (Csikszentmihalyi’s, 1975). Occorre quindi…tanta pratica.
Le endorfine
La scoperta di recettori oppiacei nel cervello dei mammiferi portò gli scienziati, agli inizi degli anni ’70, a scoprire la presenza di sostanze chimiche endogene (autoprodotte) dal potere analgesico simile a quello oppiaceo. A queste diedero il nome, appunto, di endorfine. I risultati di uno studio (Fraioli et. al, 1980) suggerirono come un’attività fisicamente stressante – come una corsa su treadmill anche solo di 20 minuti (Gambert et. al, 1981) – fosse il presupposto fondamentale per scatenare il rilascio di endorfine, a cui la scienza ha per anni attribuito il runner’s high.
…potrebbero centrare poco
Nel 1982 Markoff, Ryan e Young condussero una ricerca su un gruppo di runner a cui venne fatto compilare un Profile of Mood States (valutazione psicologica degli stati d’umore transitori) prima e dopo aver percorso 20 miglia di corsa. E ancora, dopo la somministrazione di naloxone (farmaco che neutralizza gli effetti degli oppiodi) a una metà del gruppo. Entrambi i gruppi (naloxone e placebo) mostrarono una significativa riduzione di rabbia, ostilità, depressione e ansia, portando gli autori ad escludere potenzialmente il ruolo delle endorfine nell’alterazione dell’umore. Insomma, la sensazione di benessere non sembrava condizionata dalla disattivazione del sistema oppioide, sebbene quest’ultimo avesse un ruolo nella soppressione del dolore.
L’ipotesi degli endocannabinoidi
Lo scetticismo sul ruolo delle endorfine nell’alterazione degli stati mentali crebbe ancor più quando si scoprì che la loro struttura molecolare, troppo grande, ne impediva il passaggio attraverso la barriera emato-encefalica.
Gli scienziati iniziarono dunque ad interrogarsi sul ruolo degli endocannabinoidi (mediatori lipidici prodotti dal nostro organismo che si legano agli stessi recettori dei cannabinoidi – sostanze chimiche prodotte dalla cannabis).
Studi successivi
La prima evidenza del legame tra esercizio fisico e attivazione del sistema endocannabinoide venne messa in luce nel 2003. Nel 2013 venne invece dimostrato un aumento significativo del livello ematico di endocannabinoidi solo durante un esercizio di intensità moderata (Raichlen et al.). Nel 2015 uno studio condotto su topi da laboratorio suggerì come i recettori endocannabinoidi fossero cruciali nella condizione di runner’s high, mentre uno studio molto recente (Siebers et al., 2021) condotto su 63 runner dopo 45 minuti di corsa su treadmill sembra escludere quasi totalmente il ruolo delle endorfine.
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Tutte le azioni orientate alla sopravvivenza della specie, come l’assunzione di cibo o i comportamenti sessuali, restituiscono un senso di gratificazione che porta a ripeterle. Così il movimento – necessario alla sopravvivenza poiché garantisce uno stato di salute ottimale – ci ricompenserebbe della fatica attraverso questa sensazione appagante che inebria e dà assuefazione.
E che – in ultimo – spiegherebbe l’esistenza del runner’s high.
“Ci si può drogare di cose buone e una di queste è certamente lo sport” (Alex Zanardi)
Bibliografia:
Stoll, O. (2019). Peak performance, the runner’s high, and flow. In M. H. Anshel, S. J. Petruzzello, & E. E. Labbé (Eds.), APA handbooks in psychology series. APA handbook of sport and exercise psychology, Vol. 2. Exercise psychology (p. 447–465). American Psychological Association.
Michael Siebers, Sarah V. Biedermann, Laura Bindila, Beat Lutz, Johannes Fuss, Exercise-induced euphoria and anxiolysis do not depend on endogenous opioids in humans, Psychoneuroendocrinology, Volume 126, 2021, 105173, ISSN 0306-4530.
Raichlen, D.A., Foster, A.D., Seillier, A. et al. Exercise-induced endocannabinoid signaling is modulated by intensity. Eur J Appl Physiol 113, 869–875 (2013).
Fraioli, F., Moretti, C., Paolucci, D. et al., Physical exercise stimulates marked concomitant release of β-endorphin and adrenocorticotropic hormone (ACTH) in peripheral blood in man. Experientia 36, 987–989 (1980).
Gambert SR, Garthwaite TL, Pontzer CH, Cook EE, Tristani FE, Duthie EH, Martinson DR, Hagen TC, McCarty DJ. Running elevates plasma beta-endorphin immunoreactivity and ACTH in untrained human subjects. Proc Soc Exp Biol Med. 1981 Oct;168(1):1-4.
Concu D., Atzeni M., Tocco F., Concu A., Un caso di alterazione temporanea della coscienza, Sport & Medicina, n. 1 2015, ISSN 0392-9647.