Uno studio condotto su un campione di 275 podisti rivela una stretta relazione tra predisposizione allo stato infiammatorio e infortunio da microtrauma ripetuto. Il risultato mette in luce il ruolo chiave degli Omega-3. Capiamo meglio.
Gli acidi grassi
Un corretto profilo di acidi grassi ha un ruolo fondamentale sulla salute dell’organismo. Promuove il benessere psico-fisico e previene l’insorgenza di numerose patologie cardiovascolari, prima causa di morte nel mondo. Di particolare interesse si annoverano gli Omega-3 e gli Omega-6, acidi grassi “essenziali” poiché l’organismo umano, non essendo in grado di produrli, deve necessariamente introdurli attraverso l’alimentazione.
- Omega-3: si trovano principalmente nei pesci grassi provenienti da mari freddi, come il salmone, il merluzzo, lo sgombro, il tonno e il pesce azzurro in generale; ma anche in fonti vegetali come alghe, olio e semi di lino. Appartengono alla famiglia degli Omega-3 l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesanoico (DHA), che favoriscono la sintesi di eicosanoidi a carattere anti-infiammatorio. Gli Omega-3 e ancor più l’EPA risultano spesso carenti nell’alimentazione occidentale a causa di un consumo insufficiente di pesce e di alghe.
- Omega-6: ne sono fonte principale i semi e gli olii vegetali da cui vengono estratti (girasole, mais, sesamo…), il germe di grano, le noci, le arachidi, le mandorle, i cereali, i legumi. Essendo questi alimenti di facile reperibilità e di largo impiego nell’industria alimentare, gli Omega-6 risultano nella maggior parte dei casi in eccesso in rapporto ai livelli di Omega-3. Appartiene a questa famiglia l’acido arachidonico (AA), rintracciabile principalmente nel tuorlo d’uovo e nelle carni, precursore di eicosanoidi ad azione pro-infiammatoria.
Il rapporto AA/EPA
Nelle giuste proporzioni anche gli Omega-6 svolgono funzioni positive e indispensabili, ma se assunti in eccesso rispetto agli Omega-3 possono rivelarsi potenzialmente dannosi.
Attualmente gli enti di ricerca hanno definito un valore ottimale AA/EPA (Omega-6/Omega-3) compreso tra 4:1 e 2:1 mentre nella media dei paesi occidentali si attesta intorno a 10:1.
Quando il rapporto è fortemente sbilanciato – e al fine di preservare la salute e il benessere – è opportuno:
- diminuire la quantità di AA, riducendo l’assunzione di snack e prodotti da forno, favorendo i carboidrati a basso indice glicemico e prediligendo i cereali integrali;
- aumentare l’apporto di EPA, assumendo più pesce ricco di Omega-3 o specifici integratori,
poiché
un grave squilibrio innesca uno stato infiammatorio silente e aumenta il rischio cardiovascolare.
L’infiammazione silente
A differenza di quella acuta è caratterizzata da assenza di dolore e non manifesta sintomi evidenti come arrossamenti o gonfiori. Essendo di bassa intensità spesso non viene percepita; nel frattempo provoca un lento logorìo al sistema immunitario, indebolendolo sempre di più.
Per questo viene definita “silent killer”: essa rappresenta la vera causa scatenante di diverse patologie cronico-degenerative tra cui malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, artrite, depressione, Alzheimer, osteoporosi, infarti, ictus ecc.
Esistono altri fattori, oltre all’alimentazione, in grado di influenzare la composizione degli acidi grassi sulle membrane cellulari: tra questi l’attività fisica.
Un intenso esercizio protratto nel tempo potrebbe comportare alcuni adattamenti metabolici che, a loro volta, modificherebbero la composizione degli Omega-3 e degli Omega-6.
Questo studio osservazionale si è quindi posto come obiettivo di indagare la relazione tra rapporto AA/EPA, indice Omega-3 e volume di allenamento settimanale in runner non professionisti.
Hanno partecipato a questo studio 257 soggetti con requisiti affini all’indagine.
Tramite un questionario abbiamo raccolto parametri fisici rilevanti ai fini della ricerca, dati relativi al volume e alla frequenza di allenamento e, tramite il prelievo di alcune gocce di sangue, abbiamo effettuato l’analisi lipidomica per esaminare la composizione degli acidi grassi.
Dall’analisi di tutti i dati si è dimostrato che il volume di allenamento nel running influenza il rapporto AA/EPA; e che, in particolare, il livello di Omega-3 decresce progressivamente con l’incrementare della distanza settimanale.
In conclusione…
Mantenere adeguati livelli di acidi grassi è fondamentale per salvaguardare la salute in generale, ancor più per l’atleta di endurance. Più è alto il volume di allenamento, più è alto il rischio di sviluppare l’infiammazione silente, meccanismo che l’organismo innesca in reazione allo stress, come quello da micro-trauma ripetuto.
Se non si spegne, l’infiammazione diventa cronica: indebolisce il sistema immunitario portando anche gravi malattie.
Per questo si consiglia di assumere quotidianamente 1-2 grammi di EPA e DHA e di verificare ciclicamente il proprio rapporto AA/EPA, fondamentale per mantenere o ripristinare una buona condizione di salute, valutando – in caso di necessità – la supplementazione.
***
Lo studio scientifico è stato pubblicato nel mese di aprile 2019 sulla rivista scientifica “Frontiers in Physiology”. Tra il 2016 e il 2017 abbiamo reclutato presso ReAction® alcuni degli atleti partecipanti che si sono resi disponibili recandosi presso la nostra struttura e acconsentendo al trattamento dei dati ai fini della ricerca.
La versione integrale è consultabile a questo link.
Bibliografia:
Davinelli S, Corbi G, Righetti S, Casiraghi E, Chiappero F, Martegani S, Pina R, De Vivo I, Simopoulos AP and Scapagnini G (2019), Relationship Between Distance Run Per Week, Omega-3 Index, and Arachidonic Acid (AA)/Eicosapentaenoic Acid (EPA) Ratio: An Observational Retrospective Study in Non-elite Runners. Front. Physiol. 10:487. doi: 10.3389/fphys.2019.00487