La donna non è un uomo in miniatura. Tantomeno in bicicletta. Cosa considerare in una seduta di bike fitting al femminile?

A parità di statura sono le quote antropometriche a fare la differenza, nel posizionamento in sella per la donna. Mani, avambracci, gambe e piedi sono più piccoli, rispetto all’uomo; femore e omero sono invece proporzionalmente più lunghi, e il bacino più largo per la predisposizione al parto.

Il posizionamento in sella per la donna

Esistono alcuni criteri ben precisi da rispettare nel bike fitting ma il protocollo per il posizionamento in sella per la donna è lo stesso anche per gli uomini. E’ importante però saper individuare alcuni punti critici riscontrabili attraverso l’analisi cinematica (in movimento) in 3D.

  • Il ginocchio

In assenza di particolari problemi, la donna (a causa di una maggior ampiezza del bacino e dell’angolo di inclinazione della testa del femore) presenta in maniera più diffusa un valgismo delle ginocchia, fenomeno noto come ginocchia a X, condizione che spesso la predispone a condropatia (deterioramento dello strato di cartilagine).

Per questo motivo è fondamentale porre attenzione all’angolo di lavoro del ginocchio nel movimento di flesso-estensione, e all’angolo di arretramento.

Nei casi più estremi, un’attenta analisi del range di lavoro del ginocchio rende necessario l’utilizzo di plantari che portino il piede in lieve supinazione, creando un sostegno che impedisca un sovraccarico all’articolazione del ginocchio.

  • La zona d’appoggio 

L’appoggio della zona genitale richiede una particolare attenzione. Per la donna è preferibile una sella aperta, per ridurre sfregamento e compressione, e più larga a parità di altezza, per via del bacino più largo.

Telaio più piccolo o telaio da donna?

Nei cataloghi attuali figurano molte versioni “woman”, ma c’è da considerare che le case produttrici sono in grado, oggigiorno, di offrire un largo ventaglio di regolazione in grado di adattare i telai alle esigenze del ciclista, uomo o donna che sia. Basta pensare al reggisella, all’attacco manubrio, all’inclinazione e alla lunghezza degli attacchi. Queste regolazioni, effettuate da un biomeccanico esperto, rendono attuabile un assetto corretto per entrambi i sessi su un telaio “unisex”. 

Quindi no, una donna non deve necessariamente pedalare su un telaio dalle geometrie dedicate.

Il vero problema è che il mercato non fornisce adeguata scelta sulle taglie piccole.

Una persona di bassa statura necessita di pedivelle più corte (a volte anche di 160 mm), difficilmente reperibili. La curva manubrio e i manettini dei freni attuali non sono adatti ad alloggiare mani e dita più piccole, rendendo difficoltosa la frenata. Per non parlare delle ruote: su telai XXS o 3XS andrebbero proposte ruote da 27,5 pollici anziché 28”, a favore di una miglior guidabilità. 

In conclusione…

Il problema nel posizionamento in sella della donna non sta nella differenza delle quote antropometriche quanto nella difficoltà nel reperire telai adatti a persone di bassa statura. La possibilità di misurare direttamente la pedalata in 3D permette di regolare correttamente tutti i parametri compensando le differenze nel rapporto femore-gamba. Se invece l’arretramento sella viene proporzionato all’altezza sella tramite un semplice calcolo matematico la probabilità di errore – e conseguente sovraccarico – è altamente presente. 

E’ bene quindi conoscere cosa offre il mercato, per quanto riguarda sia la scelta del telaio che della componentistica. Una valutazione biomeccanica preventiva può evitare l’acquisto di telai non adatti e rivelarsi un’occasione preziosa per ricevere consigli incondizionati sul telaio più adeguato alle esigenze.

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A cura del dott. Francesco Chiappero

preparatore atletico e biomeccanico presso ReAction®.